Nel giro di poche ore pare che contro di Davigo si starebbero per schierare i vertici della Cassazione, che di diritto fanno parte del Csm. L’obiettivo è farlo fuori.
Come avevamo anticipato ieri, per Davigo ci sono ottimi motivi per essere “tirato” fuori dalla magistratura. Ai ‘nemici’ dell’ex pm di Mani pulite si aggiungono anche il primo presidente Pietro Curzio e il procuratore generale Giovanni Salvi. Entrambi dentro Magistratura democratica, la corrente di sinistra delle toghe. E il giudice di sorveglianza, Riccardo De Vito, il magistrato che ha seguito il caso Zagaria, ha parlato della permanenza in Consiglio di Davigo come di “un gravissimo pericolo”.
Davigo deve andarsene dal Csm. Ecco perché.
I dubbi e le preoccupazioni su Davigo espresse dal comitato di presidenza – Ermini, Curzio e Salvi – potrebbero giungere direttamente dal Qurinale, visto che Sergio Mattarella è anche il presidente del Csm.
Intanto la data della decisione si allunga. E questo vorrà pur dire qualcosa sul clima che si respira al Csm. La giornata decisiva con il voto in plenum avrebbe dovuto essere quella di oggi. Invece se ne parlerà addirittura lunedì prossimo, il 19 ottobre. Incontro che potrebbe tradursi con un voto segreto. Dunque, un Davigo che potrebbe essere battuto proprio dalle correnti.
I voti
I 5 di Area vogliono che Davigo resti al Csm. Tre dei suoi votano per lui, compreso Sebastiano Ardita. Lui, Davigo, non voterà per se stesso. Sul voto di Nino Di Matteo non ci sono informazioni. Ancora per Davigo sono due dei tre laici indicati da M5S – Fulvio Gigliotti e Alberto Maria Benedetti – mentre Filippo Donati avrebbe delle perplessità. Totale: dieci voti a favore.
Il fronte contrario è composto da Magistratura indipendente con tre voti, da Unicost con due, dai due laici di Forza Italia Cerabona e Lanzi. Non sono note le posizioni dei due leghisti Basile e Cavanna. Ma a questo punto è evidente che la posizione dei due vertici della Cassazione può fare la differenza.
Il voto si svolgerà da domenica 18 a martedì 20 – nel mezzo del rinnovo dell”Anm, il sindacato dei giudici. E forse questa coincidenza al Csm avrebbero potuto evitarla.