Il Fisco stringe la morsa sugli scambi di denaro all’interno dello stesso nucleo familiare.
Manovra 2020: da gennaio ci saranno multe anche per regali (in contanti) tra parenti. Pieni poteri all’Agenzia delle entrate
Ovviamente, sotto la lente dell’Agenzia delle entrate ci finisce anche il denaro donato ai figli. Perché tutto ha origine dalla legge di Bilancio 2020, ovvero quella che riduce il tetto all’uso del contante. Dal primo luglio 2020, infatti, il governo ha imposto l’utilizzo del contante a massimo 2mila euro. Una riduzione che arriverà a mille euro a decorrere dal primo gennaio 2022.
Ad oggi per trasferire denaro sopra i 2mila euro un genitore dovrà procedere con un bonifico o un pagamento tracciato verso i figli. Il divieto di utilizzo dei contanti oltre un certo valore soglia è accompagnato comunque da particolari deroghe.
Tra queste c’è quella applicabile agli operatori del settore del commercio al minuto e del turismo, autorizzati a vendere beni e servizi a cittadini stranieri non residenti in Italia entro il limite di 10mila euro in contanti, applicando un’apposita procedura. Una ulteriore deroga riguarda il servizio di money transfer (rimessa di denaro), per il quale la soglia è invece fissata a mille euro.
Con le nuove regole prestare soldi ai propri figli potrebbe costare caro.
Capita spesso che il figlio o la figlia riceva un premio in denaro dai genitori e parenti. In questi casi, se non si presta bene attenzione a come si regalano i soldi, si rischia di dover pagare multe.
Affinché sul passaggio di denaro non venga imposta la tassa sulle donazioni da parte del Fisco, è necessario rispettare alcuni piccoli accorgimenti. Il passaggio di denaro deve avvenire, innanzitutto, come prestito infruttifero. Si tratta di un finanziamento tra privati. La regola è che tutto deve avvenire in forma occasionale. Il che significa che una persona non può concedere del denaro in forma abituale al beneficiario. Altrimenti diventerebbe un finanziamento.
Il prestito deve essere poi corredato da una scrittura privata fra le parti in modo tale che l’Agenzia delle entrate possa sapere con certezza da dove proviene il denaro.