Nella lunghissima ordinanza il gip di Perugia, Lidia Brutti, ammette le oltre 200 intercettazioni del caso Palamara e ne ordina l’integrale trascrizione.
Decisione che viaggia sulla linea della procura, retta da Raffaele Cantone, che con i sostituti Gemma Milani e Mario Formisano era presente all’udienza stralcio in corso da luglio.
Intercettazioni legittime
Legittime, dunque, le intercettazioni, comprese quelle realizzate a maggio 2019 tramite un Trojan, fatte con un virus inoculato direttamente nel cellulare dell’ex pm Luca Palamara. L’ex componente del Csm da luglio è ufficialmente imputato di corruzione. Al centro una decina di viaggi effettuati in 5 anni per un importo di 6.900 euro riconducibili all’imprenditore Fabrizio Centofanti. I giudici indagano anche per la ristrutturazione di una veranda a casa di una sua amica. È caduta invece l’accusa più grave di corruzione relativa a 40mila euro che l’ex pm avrebbe ricevuto per una nomina.
Palamara soddisfatto
La decisione soddisfa in parte anche lo stesso Palamara che con il suo collegio di difesa aveva chiesto la trascrizione di un centinaio di ascolti ritenendone lacunosa la versione fornita dalla Gdf, mentre la procura ne aveva chiesti altrettanti. Per la trascrizione sono stati nominati dal gip due commissari della polizia scientifica di Roma, per cui le operazioni si svolgeranno nella Capitale. Benedetto Buratti, il difensore di Palamara, si è riservato di nominare a sua volta un proprio perito di parte. Le operazioni cominceranno il 2 ottobre e gli esperti avranno 90 giorni per completare il loro incarico. Il 25 novembre comincerà l’udienza preliminare.
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La decisione del gip Brutti però boccia la linea di Palamara della illiceità delle trascrizioni delle intercettazioni con i parlamentari Luca Lotti del Pd e Cosimo Maria Ferri di Italia viva. Per Palamara, infatti, il pm di Perugia aveva scritto alla polizia giudiziaria di interrompere le registrazioni qualora fossero presenti dei parlamentari. Ma questo non avvenne l’8 maggio 2019, quando ci fu l’incontro all’hotel Champagne di Roma tra Palamara, Lotti, Ferri e cinque consiglieri del Csm attualmente in carica per pilotare la scelta del nuovo procuratore di Roma. Palamara, proprio per quegli ascolti, è sotto processo disciplinare al Csm, dove ha ugualmente contestato la regolarità e ammissibilità delle intercettazioni. Ma il gip Brutti, a Perugia, ha ritenuto che quell’incontro con la presenza dei parlamentari non fosse prevedibile e di conseguenza il captatore non potesse essere spento.
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In settimana prosegue il processo disciplinare al Csm dove, dei 133 testi richiesti da Palamara, ne sono stati ammessi solo sei, tra cui gli stessi ufficiali della Gdf che hanno lavorato al processo. La tabella di marcia delle udienze è molto accelerata e la decisione potrebbe arrivare prima del 20 ottobre, quando Piercamillo Davigo, uno dei giudici della Disciplinare, compie 70 anni. E quindi come magistrato va in pensione.