Dopo tutto questo tempo e, soprattutto, dopo la deflagrazione del caso dei camici lombardi di ‘Fontana & parenti’, una persona due domande se le fa. Una in particolare: che fine hanno fatto le mascherine ordinate dal segretario del Pd -nonché governatore della Regione Lazio- Nicola Zingaretti?
“Se qualcuno se ne è approfittato, dovrà pagare e pagherà” disse due mesi fa Zingaretti riferendosi proprio alla vicenda. Il furbo governatore tese la mano alle opposizioni garantendo “massima trasparenza” e il varo degli strumenti adeguati per fare luce su tutta la vicenda. Un Zingaretti scatenato che annunciò persino un audit per “imparare dai propri errori” e l’istituzione, attraverso il consiglio regionale, di una “commissione speciale coronavirus” con poteri ispettivi.
Belle parole e grandi idee. E poi?
Peccato che ad oggi non si sa cosa stia combinando l’ennesima task force -tra l’altro in odore di conflitto d’interessi politico- su questa storia delle mascherine fantasma. La questione è che seppur Zingaretti ammetta l’errore “in buona fede” agli italiani dovrebbe importare poco, ancor meno a qualche pm. Sì perché -è bene ricordarlo- fino a prova contraria chi sbaglia paga. Almeno nel resto del mondo: in Italia a pagare sono sempre i ladri di polli.
“Hanno fatto bene le forze di opposizione a vigilare, denunciare e indicare i problemi”, diceva il presidente regionale pur stigmatizzando il fatto che “in rete è stato sparso veleno ignobile su tante persone perbene”. Zingaretti potrà pure fare l’offeso ma c’è da ricordargli che a marzo l’agenzia regionale della Protezione civile ha assegnato commesse per oltre 100 milioni di euro in via diretta a società minuscole, appena costituite o senza alcun know-how nel settore, andando incontro a ritardi e, nel caso dell’affidamento più importante, nella mancata consegna del materiale. E, dunque, non possono esserci scusanti nemmeno “di fronte all’evento improvviso della pandemia” che, prova a giustificare il governatore, ha portato a “una grande difficoltà nell’approvvigionamento delle protezioni individuali, di fronte alla crescita della domanda che ha messo in crisi l’Europa”.
La vicenda
La Regione Lazio ha stipultato un contratto di 7 milioni di mascherine anti-Covid, al costo complessivo di 35 milioni di euro. Carmelo Tulumello, ex poliziotto municipale, oggi a capo della Protezione Civile del Lazio, è la persona che si è espressa favorevolmente su quelle mascherine. Perché le mascherine non sono state mai consegnate e sarebbero state pagate maggiormente del prezzo che proponeva un’altra società e in più dando un anticipo di ben 11 milioni di euro? Altre regioni come il Veneto non hanno pagato l’acconto.
Insomma, la Regione ha affidato 35.000.000 di euro a una ditta che vende lampadine. Tulumello intervistato dalle Iene sul perché si fosse fidato di un’azienda, la Ecotech, che vendeva lampadine e che aveva garantito l’acconto di 11 milioni di euro ricevuto dalla Regione con una fideiussione non valida, aveva risposto: “Non valida, per quale motivo? Io ho le polizze firmate”.Validità smentita dall’Ivass il 29 aprile. L’Istituto di vigilanza sulle assicurazioni presso la Banca d’Italia aveva spiegato che la società erogatrice di una delle due polizze, la Seguros DHI Atlas, non è autorizzata a queste operazioni né in Italia né in Gran Bretagna.
Ma la domanda rimane: perché scegliere un preventivo così alto?
Ettore Minore, amministratore della Intertrade Italia, spiega alle Iene: “Il giorno dopo parlo con Tulumello e mi dice: mi faccia un’offerta sulle chirurgiche. Eccola qua 0,70, finito tutto! Ho capito subito che non sarei mai andato avanti perché perché nel momento che mi dice che entro 48 ore queste due milioni di mascherine devono essere a Roma, le cose sono due: o non hai competenza sull’importazione di questi prodotti, oppure mi fai capire che non ho possibilità, perché il tempo che arriva il pagamento, già passano tre giorni.
Il tempo che viene stoccata la merce, per caricarla su un cargo, passano altri due tre giorni. Il tempo che arriva l’aereo a Fiumicino sono una giornata e mezza, cioè in 48 ore tecnicamente non è possibile. Io avevo messo 7 giorni e quando mi ha detto 48 ore ho capito che non si andava avanti. Ho visto che questa cosa delle 48 ore non è stata chiesta a nessun altro”.
Altro dato importante è che la Ecotech pare avesse contatti con dei consulenti vicini a Zingaretti. Su questo aspetto il governatore non ha mai risposto.
Oggi sul “mascherina gate” indagano Procura, Corte dei Conti e Autorità anticorruzione. Se ci sono state persone non all’altezza di gestire la questione -sia dal punto di vista politico che amministrativo- semplicemente questi uomini devono andare a casa. Poi la giustizia farà il suo corso. Sempre se qualche pm finisce la pennichella.
E chissà se la Commissione e qualche giudice ci spiegheranno qualcosa riguardo la commessa assegnata a Ecotech srl, dalla Protezione civile regionale fra il 17 e il 23 marzo anticipando circa 14 milioni di euro. E sempre la stessa magistratura un giorno ci spiegherà com’è stato possibile rinnovare l’affidamento il 10 aprile sulla base di una certificazione che a ilfattoquotidiano risulta “non valida”. Si tratta di soldi garantiti da una polizza che per l’Ivass (Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni) che è stata emessa da una compagnia non autorizzata. Insomma, una serie di problematiche sui controlli emersi dalle inchieste giornalistiche.
La Worldwide Luxury Corner srl
Fra le commesse assegnate dalla Protezione civile Lazio, aveva fatto discutere quella da 4.282.000 euro (con acconto del 50%) assegnata alla Worldwide Luxury Corner srl della naturopata fiorentina Patrizia Colbertaldo, società con sede in via Triremi 50 a Roma, dove risulta esserci lo studio di un commercialista. Colbertaldo ha un passato da candidata municipale a sostegno di un giovane Paolo Orneli, oggi assessore regionale allo Sviluppo Economico in quota Pd. Ma nella giornata di giovedì è emerso un nuovo link politico.
Sempre a via Triremi 50, infatti, sono domiciliate la Officina delle Idee srls, partecipata al 20% dal capogruppo della Lega, Orlando Tripodi, e la Professionisti e Consulenti srl, il commercialista che ha tenuto fino al 28 dicembre 2019 – data della revoca – la contabilità del gruppo della Lega. Secondo i dati elaborati dall’ex consigliera regionale in quota Fdi, Roberta Angelilli, la Worldwide Luxury Corner srl ha ancora circa 500.000 mascherine bloccate in dogana.
Intanto, al momento non vi è traccia di commissione d’inchiesta, nonostante la promessa di istituirla. Non vi è traccia dei motivi per cui quella società di lampadine sia stata scelta per le mascherine anticoronavirus. E soprattutto nessun dirigente ha pagato dazio per questa vicenda. Speriamo che i magistrati di Roma, Taranto, Lugano e Londra diano delle risposte concrete.
che fine ha fatto la meritocrazia??
Ci deve essere una spiegazione a tutto questo: