L’antimafia milanese, dopo aver ricevuto le carte dai pm, sta cercando di accertare se dietro al sistema di spaccio dei carabinieri piacentini arrestati ci sia anche la ‘ndrangheta. E sulla vicenda della Levante di Piacenza scende in campo anche la Dda.
Nel mirino degli inquirenti è finito un deposito nell’hinterland che fungeva da luogo di ritiro delle sostanze. Gli investigatori sostengono sia gestito da persone vicine a ‘ndrine della Locride.
Insomma, si parla di “pezzi grossi”. Li definiva così l’appuntato dei Carabinieri della caserma Levante di Piacenza, Giuseppe Montella, considerato dai pm il vertice del “sistema criminale” fatto di falsi arresti, spaccio di droga e tortura, definiva gli interlocutori di Daniele Giardino, secondo l’accusa il fornitore di stupefacente al gruppo di militari dell’Arma.
La bella vita dell’appuntato Montella, proprietario di una villa e di 11 auto e 16 moto
E, dunque, a interessarsi del caso non può che essere anche la Direzione Distrettuale Antimafia di Milano che sta approfondendo i canali di rifornimento della droga emersi nell’inchiesta ‘Odysseus’ che ha portato nei giorni scorsi al sequestro della caserma e all’arresto di sei carabinieri. Il Corriere, intanto, riferisce che dagli interrogatori dei principali indagati è emerso che altri membri dell’Arma erano al corrente di ciò che stava succedendo, ma non hanno mai segnalato i fatti.
I festini a base di coca con prostitute e trans nella casa con piscina dell’appuntato dei carabinieri Giuseppe Montella
In queste ore gli interrogatori si allargano alla platea di membri dell’Arma a conoscenza del “sistema” Piacenza. Al centro ci sono le dichiarazioni che il maggiore Stefano Bezzeccheri, che ha comandato la compagnia di Piacenza fino a mercoledì scorso e che è stato colpito dal provvedimento di obbligo di dimora, ha rilasciato al gip Luca Milani: “Nessuno mi ha fatto mai una segnalazione, ma non posso pensare che nessuno si sia reso conto di quello che succedeva nella caserma”. Bezzeccheri, sentito anche dal pm Matteo Centini, ha ammesso di non aver ostacolato il modus operandi dell’appuntato in modo da aumentare i numeri a fine anno, anche se nega di essere stato a conoscenza dei pestaggi ai danni dei pusher.
I nomi dei boss
La Dda lombarda sta concentrando l’attenzione sui Barbaro, i Papalia, i Romeo e le “famiglie” satellite che assieme a loro gestiscono il traffico di droga nell’hinterland di Milano. I pm Centini e Colonna hanno scoperto che Giuseppe Montella si riforniva di stupefacente in Lombardia.
Respinta la richiesta di scarcerazione
Il Gip di Piacenza, Luca Milani, ha respinto le richieste di scarcerazione dei carabinieri arrestati il 22 luglio. La decisione è arrivata all’esito degli interrogatori di garanzia. Il giudice, pur ritenendo attenuato il rischio di reiterazione del reato ha ravvisato per gli indagati il rischio di inquinamento probatorio.
La nuova indagine
I pm, seguendo Montella mentre era “in missione” con Daniele Giardino, spacciatore finito in manette assieme a lui la scorsa settimana, hanno scoperto si riforniva in un capannone in via dell’Informatica a Gaggiano.
Un capannone, come riferisce Repubblica, nel quale ha sede la Fr Idroelettrica, intestata a Francesco Romeo, un incensurato originario di Plati, lo stesso borgo da cui arrivano i Barbaro e i Papalia. Lo stralcio dell’indagine piacentina è finita nelle mani del pm Stefano Ammendola, titolare dell’inchiesta “Quadrato 2” che ai primi di luglio ha portato all’arresto di una ventina di personaggi accusati di reati di droga.
I festini
Intanto arrivano nuovi dettagli sul fronte festini e coca. La trans Francesca in un’intervista a Radio Capital ha raccontato la sua esperienza, con particolari agghiaccianti e nuove rivelazioni che potrebbero dar vita a un nuovo filone investigativo.
Stando alla sua ricostruzione dei fatti, il deus ex machina dei festini sarebbe il maresciallo Orlando, ora agli arresti, che avrebbe preteso la collaborazione della trans mediante ricatto: “Se non lavoravo per lui faceva in modo di incu..rmi, di mandarmi in Brasile”. Ammette che nessuno le abbia mai chiesto di vendere droga. Ha dichiarato di essere stata picchiata nell’ambito di aggressioni sessuali. Lei li definisce “Maniaci del sesso, perché loro sono maiali era sesso a go-go, droga a go-go”. Francesca descrive l’atmosfera all’interno della caserma: “Era un puttanaio, almeno quattro volte abbiamo fatto feste con sesso e droga”.
Le trans, le percentuali agli spacciatori e le ricompense sessuali a Nikita e Valeria
Pare che i carabinieri le chiedessero di fare sesso senza protezione. Cosa che lei si sarebbe sempre rifiutata di fare essendo sieropositiva: “Sono tutti gay perché succhiano ca..i. Scopa fi.a, sc..a culo, succhia ca..o, vuol dire che sono gay. Io però io ho usato sempre il mio guanto con loro. Perché lo sapevo che questa bomba esplodeva, io sono andata in caserma 3 o 4 volte”. Francesca fa una rivelazione inedita sui possibili coinvolgimenti in questa turpe vicenda, che potrebbe allargare il campo delle indagini. Rivela che anche la Polizia di Stato sapeva, perché “Uno di loro veniva a casa mia e una volta sono andata a sporgere denuncia. Sono fatti che sono successi da tanto tempo a Piacenza, non solo con la caserma dei Carabinieri, ma anche la Questura”.