A Piacenza ci sono veleni del passato che fanno da sfondo a ciò che è accaduto in questi giorni intorno alla vicenda della caserma Levante. I segreti dell’Arma partono da lontano.“Che fine hanno fatto i due milioni di dollari falsi sequestrati nel 2013 a una banda di trafficanti italiani ed africani e spariti da un ufficio del comando provinciale?” chiede Luca Fazzo su Il Giornale. La vicenda piacentina ha un suo precedente gemello di cui non si è mai parlato. Qualche anno fa la Procura ha indagato sui carabinieri. La risposta -ieri come oggi- arrivò da Roma il quale azzerò i comandi. La differenza è che allora l’inchiesta rimase segreta nessuno seppe nulla.
I festini a base di coca con prostitute e trans nella casa con piscina dell’appuntato dei carabinieri Giuseppe Montella
Il 6 novembre 2013 i carabinieri arrestano diciannove persone per “associazione a delinquere finalizzata alla introduzione nello Stato e alla spedita di banconote falsificate“. Nella retata ci sono commercianti, ristoratori, proprietari di locali notturni. Possedevano dollari falsi tra il contante dei loro esercizi. Dollari di ottima fattura, realizzati partendo da biglietti veri da un dollaro e ristampati come cento. L’inchiesta fu condotta dal maggiore Rocco Papaleo. Si tratta dell’ufficiale in servizio a Cremona e che all’ inizio di gennaio ha consegnato i file con i racconti scioccanti dei confidenti dell’appuntato Peppe Montella e dei suoi colleghi.Quel giorno di novembre, la retata dei trafficanti di dollari (E unum pluribus) finisce su tutti i giornali e tg. Poi il vuoto. Nei giorni successivi accade qualcosa che può essere ricostruito solo grazie al passaparola.“Il passaparola dice che la parte più consistente della massa di soldi falsi sequestrata dal Nucleo investigativo -spiega Il Giornale– viene portata nella caserma del Comando provinciale, in via Beverora. E qui, a un certo punto, sparisce nel nulla. Qualcuno, dall’interno dell’Arma, fa arrivare la notizia alla Procura della Repubblica, che ovviamente deve aprire una indagine. Che però non arriva da nessuna parte. Il fascicolo viene aperto contro ignoti, e contro ignoti viene archiviato.” L’Arma reagisce: azzera la catena di comando, il rimedio consueto e inevitabile quando ci si rende conto che qualcosa si è rotto nei meccanismi di controllo.
Dei due milioni di dollari falsi non si è più saputo nulla. Chi li aveva presi, si è fatto le sue idee sul Giuda che lo ha denunciato.
Ad aprile 2013 la retata dei poliziotti corrotti e spacciatori, sei mesi dopo la storia dei dollari spariti, adesso le botte, i festini, la droga nella caserma di via Caccialupo. Anche a Palazzo di giustizia non tutto è filato sempre liscio: nel 2009 arrestarono per corruzione una cancelliera della Procura che vendeva i segreti d’ufficio, le trovarono un diario con la storia di dieci anni di magheggi. Dov’è quel diario?