M5S-Chavez: Casaleggio querela. Favia: "Di Martino mi contattò, oggi nega"
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L’ambasciata venezuelana in Italia inviò, agli allora neo-eletti consiglieri regionali dei 5 Stelle in Emilia-Romagna, Giovanni Favia e Andrea De Franceschi, una mail. La vicenda del contatto M5S-Chavez è confermata dai diretti interessati.

L’inchiesta Abc

Dopo l’inchiesta del quotidiano spagnolo Abc, che ha rivelato un presunto finanziamento illegale di 3,5 milioni di euro ricevuto nell’estate 2010 dal Movimento 5 Stelle da parte del regime venezuelano allora guidato da Hugo Chávez, gli ex eletti a 5 Stelle emiliano-romagnoli aggiungono un tassello molto importante alla vicenda.

Giovanni Favia: “Perché Di Martino oggi nega il contatto?”

Giovanni Favia, allora capogruppo in regione, ricorda di aver declinato l’invito e girato tutto agli uffici della Casaleggio di Milano.  E lui come De Franceschi sta cercando di ritrovare nei vecchi server le tracce del documento, di quella mail. Ma le memorie sembrano combaciare. Un contatto, l’inaspettata richiesta di un incontro, poi nessuno ne seppe più niente, del Venezuela.

Finanziamento al M5s, il console Di Martino: operazione voluta dall’ultradestra venezuelana insieme a quella italiana

Secondo Abc, i 3,5 milioni di euro sarebbero stati consegnati a Gianroberto Casaleggio, fondatore del M5S, dal console venezuelano a Milano, Gian Carlo Di Martino, dopo essere arrivati in Italia in una valigetta diplomatica. “Di certo il console ci contattò in Regione”, ricorda l’ex consigliere De Franceschi in un commento su Facebook. Anche Marco Vagnozzi, allora collaboratore dei due neo-eletti in viale Aldo Moro, ricorderebbe bene quel contatto. “A noi sorprese – commenta – pensammo che questi venezuelani stavano davvero attenti a quello che succedeva nel mondo. Ricordo che girammo la cosa a Grillo e Casaleggio”.

A Giovanni Favia si è “accesa una lampadina”, quando ha letto la vicenda dei 3 milioni

La memoria è tornata alla email che aveva ricevuto proprio nel 2010, l’anno del controverso documento pubblicato dal quotidiano spagnolo Abc, da parte di funzionari del governo del Paese sudamericano. “Rimasi spiazzato e stupito. Ero un esponente di spicco all’epoca, certo, ma ero anche soltanto un consigliere regionale. Anche se Casaleggio non era ancora così famoso e io invece ero esposto, feci interviste anche con giornali stranieri. Col senno di poi quel contatto mi sembra credibile, noi al tempo eravamo rivoluzionari”.

Ma, precisa Favia, “tutto questo questo non significa nulla, non c’è nessun collegamento con quel presunto passaggio di soldi. Ma fu davvero insolito”.

La querela di Casaleggio

Intanto, dopo le minacce, Davide Casaleggio è passato ai fatti e ha depositato “una querela, chiedendo che venga riunita al fascicolo di inchiesta già aperto per fornire ulteriori informazioni al riguardo”. Ad annunciarlo Casaleggio junior su Facebook in merito al presunto finanziamento.

“Non credo sia tollerabile in un sistema democratico che venga utilizzato un foglio palesemente contraffatto unito ad una storia assurda per screditare una persona che non c’è più. Invito tutti coloro che abbiano informazioni al riguardo a fornire a me o alla Procura tutti gli elementi che possano fare luce su chi e perché abbia voluto buttare fango sul ricordo di mio padre. Andrò fino in fondo”. 

L’inchiesta di Milano

A Milano intanto la Procura ha aperto un fascicolo conoscitivo, senza ipotesi di reato né indagati al momento, sul caso del presunto finanziamento.

L’indagine, coordinata dal procuratore aggiunto Maurizio Romanelli, responsabile del dipartimento che si occupa di reati fiscali e corruzione, punta ad approfondire l’autenticità dello stesso report venezuelano. C’è da dire che l’autore dell’articolo, Marcos Garcia Rey, si occupa da circa tre anni di Venezuela. Gli inquirenti vogliono capire anche se la vicenda sia stata o meno creata ad arte per danneggiare i Cinque Stelle. Il procuratore Francesco Greco ha detto che a una prima valutazione la vicenda “non sta in piedi” e che semmai “è tutto prescritto” e già dal 2016, riferendosi a un’eventuale ipotesi di finanziamento illecito.

Il fascicolo aperto si presume sia stato istruito per far luce su quanto rivelato sia necessario per gli inquirenti avere in mano il report dei servizi venezuelani in quanto, a una prima analisi degli esperti, presenterebbe alcune anomalie, in particolare nella grafica di un timbro apposto e nell’intestazione.

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