Un nostro lettore ci racconta una vicenda con tratti oscuri di quando era dipendente del Consorzio difesa di Chieti-Pescara. Fondi pubblici e presunti arricchimenti personali al centro della vicenda.
Un nostro lettore ci racconta una vicenda con tratti oscuri di quando era dipendente del Consorzio difesa di Chieti-Pescara. Fondi pubblici e presunti arricchimenti personali al centro della vicenda.
Il Consorzio difesa di Cheti -Pescara è stato costituito il 14 luglio 1971, ai sensi della legge n. 364/1970, istituzione del fondo di solidarietà nazionale (F.S.N). riconosciuto dall’allora ministero dell’agricoltura e delle foreste il 9 agosto 1972, opera dal 1973 nel campo delle attività previste dal F.S.N., (fondo di solidarietà nazionale) e dalle successive leggi di modifica n. 590/81 e 185/92, nonché per le finalità statutarie. l’attività principalmente espletata è stata ed è quella della difesa passiva delle produzioni dei soci attraverso polizze di assicurazione agevolate dal contributo dello stato e/o di altri enti.
«In una fase storica come l’attuale di lotta per la sopravvivenza, di ritorno alla povertà morale ed economica come l’Italia non ha mai conosciuto forse neanche dopo l’ultima guerra, in molti assistono impassibili, altri rasseganti, altri spaventati, altri in silenzio, alle cronache di tutti i giorni. In questa ottica, ho deciso di voler rendere pubblica questa mia esperienza. Tanti sono stati i tentativi al fine di non relegare questa mia esperienza di vita e di lavoro a solo fatto privato ma, ad ogni sforzo, corrispondeva solo oblio o perdita di contatto, motivo per il quale ritorno sull’argomento con frequenza sempre più solitarie e lontane nell’arco del tempo senza riuscire a convivere con il silenzio e l’indifferenza generale. La mia vicenda lavorativa è legata ad una società che ricava sostegno dai contributi pubblici gestiti, e soprattutto controllati, da pochissime persone e sempre le stesse. Sono pseudo controllori delegati e guidati neanche in maniera nascosta ma alla luce del sole, come a voler ostentare l’inviolabilità e la forza dei suoi amministratori. Non hanno dimostrato capacità imprenditoriali. Sul tema dell’utilizzo dei soldi pubblici si sono spesi fiumi di inchiostro, un motivo con il quale la stampa libera potrebbe vivere ancora molto a lungo nonostante parecchio sia stato scritto con libri di successo, se fosse a conoscenza di altre estensioni come del settore economico al quale mi riferisco. Il sottoscritto è stato alle dipendenze del Consorzio difesa di Chieti Pescara per quasi 12 anni, tralascio le mille difficoltà del mio inserimento lavorativo, perché realizzatosi in un ambiente conflittuale e problematico oltre ogni misura. Conflittualità che avevano come primo denominatore le retribuzioni non adeguate ma anche altre rivendicazioni per le disparità di trattamento che il perenne amministratore della cooperativa, Consorzio di Difesa delle Produzioni intensive di Chieti e Pescara, il Presidente Core Giacinto, esercitava sulle maestranze, con miserie di ogni tipo. Tra mille tentativi d’adattamento, miserie di ogni tipo, scoprendo illeciti in materia di sicurezza e salute sul lavoro, sono andato avanti per molti anni sacrificando tutto sull’altare del salario. Troppe sono le esperienze da raccontare, ma mi limiterò a raccontare necessariamente quelle di interesse legale e non morale o etico, perché sostantivi ignoti alle persone interessate dai fatti.
Questo consorzio dalla sua costituzione ha avuto sempre la stessa persona alla presidenza e, più o meno, gli stessi consiglieri di amministrazione e gli stessi membri del collegio sindacale. Quasi tutti uomini della federazione reg. coltivatori diretti e solo un rappresentante di Confagricoltura. In tale contesto da sempre si sono gestiti soldi pubblici in particolare quelli del fondo di solidarietà nazionale (F.S.N.). Una gestione di soldi pubblici particolare che hanno permesso al suo presidente Core Giacinto di avere sempre in attivo il bilancio, realtà forse unica nell’ambito della cerchia delle cooperative agricole, tutte, intendo quelle controllate dal sindacato di categoria, Coltivatori diretti. Core si è preoccupato della sola difesa delle produzioni agricole invece di attivarsi in altri servizi come, ad esempio, altri consorzi. Con questo metodo è riuscito ad accumulare un patrimonio immobiliare notevole come, ad esempio, la sede della stessa cooperativa. Un così particolare talento imprenditoriale che lo ha portato a conseguire un altro patrimonio immobiliare sul quale si apre un capitolo delicato, più complesso e serio e sicuramente materia per specialisti. In quella occasione ci fu l’ottenimento da parte Federazione reg. Coltivatori diretti, di un appartamento in una zona di prestigio di Pescara, in cui dovrebbe essere ancora collocata questa sede. Era voce comune e conosciuta da molti, da tutte le maestranze in particolare, che l’acquisto della sede di Pescara della Federazione reg. Coltivatori diretti fu imposta dalla federazione stessa al presidente del Consorzio di Difesa delle Produzioni intensive di Chieti e Pescara al fine di uno scambio con l’ennesima rielezione. Il potere straripante di questa persona nasce dalla costituzione della coop. cioè dal 1971 un potere, che pensando a questo tipo di transazioni, viene troppo facile pensare come rimane assoluto dopo 40 anni, tralasciando la valutazioni morali che suonano come una bestemmia in questo caso. Ci sarebbe tanto altro da raccontare, ma mi fermo, non conoscendo il reale interessamento».