Sul caso Bonafede-Dap affiorano altri elementi che contribuiscono a chiarire sempre più la vicenda. Oggi si scopre, ad esempio, che per il ministro della Giustizia l’ex capo del Dap, Francesco Basentini, non era uno sconosciuto. Anzi.
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Gli elettori a 5 stelle si aspettavano che, una volta vinte le elezioni, i 5 stelle collocassero da qualche parte Nino Di Matteo. Ad esempio al ministero di Grazia e Giustizia. Ma non è accaduto. Poteva essere l’uomo giusto al posto giusto, dunque, per il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria. Ma nemmeno lì è andato.
Bonafede ha cercato di spiegare in un’interrogazione parlamentare il motivo che, però, non ha convinto nessuno.
Anche perché chi ha votato il M5S immaginava che al Dap il ministro avrebbe portato Di Matteo, non il meno noto Basentini. Intanto cominciano a esserci delle certezze. Basentini, seppur poco esperto di mafia, poteva vantare l’amicizia con Leonardo Pucci, assistente volontario di Giuseppe Conte a Firenze dal 2002 al 2009. Ma c’è di più. Pucci è stato anche amico di Bonafede dai tempi dell’università.
“Pucci e Basentini si conoscono a Potenza nel 2014 e sono entrambi membri della corrente Unicost, come il capogabinetto di Bonafede: Fulvio Baldi” riferisce Marco Lillo.
Nel giro di una notte il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, ha cambiato idea sull’uomo da mettere alla direzione del Dap. Dopo le nostre anticipazioni su una probabile manovra voluta dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte su consiglio del fedelissimo Fabrizio Di Marzio, oggi Nino Di Matteo torna sulla vicenda. Il Caso Bonafede-Di Matteo non sembra arrivare a conclusione.