Con quasi 24mila morti dovuti al Covid-19, l’Italia è uno dei pochi Paesi che sta pagando il prezzo più alto in fatto di emergenza. Per far fronte alla diffusione del virus, risulta indispensabile l’utilizzo di mascherine che sono in grado di arginare e ridurre, in maniera sostanziale, il contagio del coronavirus. In realtà, però, l’acquisto delle mascherine è diventato difficoltoso per via dei prezzi saliti alle stelle.
Un’inchiesta di Filippo Roma e Marco Occhipinti delle Iene, svela però, che ci sono anche altri tipi di mascherine, di cui si parla meno, ma altrettanto importanti. Si tratta di mascherine riutilizzabili per la ventilazione, ovvero quelle che aiutano a respirare i pazienti che non riescono a farlo autonomamente, prima del ricovero in terapia intensiva. Le mascherine devono essere sterilizzate prima di riusarle nuovamente con un altro paziente.
Il segnalatore anonimo
“Tante aziende, giocando sulla mancanza di tempo e incompetenza da parte dell’ospedale dal punto di vista tecnico, forniscono prodotti non conformi a quello che l’ospedale vuole con grave rischio per la salute dei pazienti” spiega una fonte anonima. Dichiarano, dunque, che i prodotti sono sterilizzabili e che quindi rispettano la richiesta dell’ospedale, ma in realtà secondo la scheda tecnica del produttore sono soltanto disinfettabili.
Chi vende questi prodotti agli ospedali?
“Si tratta di varie aziende del settore” spiega ancora il segnalatore. Ma la cosa ancor più interessante è che in una di queste società ci lavora, come rappresentante, la moglie dell’attuale viceministro alla Salute, Pierpaolo Sileri.
L’azienda in cui lavora la moglie del viceministro
“Le mascherine devono arrivare già sterili” spiega Sileri. “La disinfezione è una cosa, la sterilizzazione è un’altra, viene fatta in autoclave, deve uscire dall’autoclave con zero batteri e zero virus”. Il punto è che, stando alla segnalazione, ci sarebbe un’azienda che rivenderebbe le mascherine che in realtà sono solo disinfettabili. L’azienda nella quale lavorerebbe la moglie del viceministro Sileri, Giada Nourry.
Il Policlinico che acquista mascherine dall’azienda della moglie di Sileri
Altro fatto strano è che il Policlinico Umberto I acquista una fornitura di quelle mascherine proprio dall’azienda appena dieci giorni dopo la nomina del vice Ministro della Salute, Pierpaolo Sileri. “Mia moglie – spiega Sileri – non fa la rappresentante, è una tecnica, è un’amministrativa, una segretaria”. Dai documenti presentati per il bando di fornitura, però, risulta che la moglie abbia seguito, come agente di zona, la fornitura di un lotto di mascherine presso l’ospedale Umberto. “Sinceramente io che vi devo dire che ne so, chiedetelo alla ditta che fornisce il materiale. Mia moglie purtroppo diciamo è proprio l’ultima l’ultima l’ultima della catena di quella ditta, proprio, cioè potere decisionale zero” aggiunge il viceministro. La coincidenza dei tempi tra la sua nomina e l’acquisto delle mascherine Sileri la liquida così: “Se pensate a una cosa del genere pensate troppo male! Dammi la lista delle ditte che fornisce mascherine che dovrebbero essere sterilizzabili e invece sono solo disinfettabili e io mi attivo e chiederò chiarimenti, a partire da questa azienda”. Insomma, è solo un caso.
Il presidente della Commissione di gara che “scappa”
Angelo Furfaro, il presidente della Commissione di gara che nell’aprile del 2019 ha assegnato alla ditta la fornitura del lotto di mascherine per la ventilazione, interrogato sulla questione non risponde. “No, no no non mi ricordo… mi posso ricordare di una cosa che è avvenuta tempo fa e dove per di più io non sono ecco un tecnico… Ne ho fatte tante di gare…” .
La giustificazione di Giada Nourry
“Il mio lavoro è un lavoro da impiegata di ufficio – spiega Nourry – . Però siccome nelle gare devi indicare il nominativo di un referente, hanno messo me. Io secondo te andavo all’Umberto I con il caldo, con il pancione di otto mesi? A far la promozione dei prodotti?”.
Sileri: “i proprietari dell’azienda li ho visto al mio matrimonio”
Incalzato dalle domande di Roma e Occhipinti, Sileri spiega: “Io i proprietari dell’azienda li ho visti ti sto a di’ una volta al matrimonio, al mio matrimonio… c’erano 200 persone, certo che li ho conosciuti, quindi fammi capì, vuoi sapere quanta altra gente ho incontrato nella mia vita? Ma di che stai a parla’? Sul contratto di lavoro di mia moglie, che è anche cogliona, c’erano 1.300 euro di stipendio al mese…”. Insomma per Sileri la moglie non è un’agente di zona di quell’azienda, ma solo una segretaria a 1.300 euro al mese.
Qualcuno smentisce Sileri
Le parole del viceministro sono state smentite da due agenti rappresentanti che operano su Roma. Uno di questi racconta: “Io vendo materiale per sale operatorie, rianimazione negli ospedali e conosco Giada Nourry, che fa il mio stesso lavoro per un’altra azienda. Fa promozione come me, io la incontro in giro per gli ospedali, ad aspettare i medici fuori dai reparti. Su alcuni prodotti è una mia concorrente…”.
La smentita alle parole di Sileri arrivano anche dalla farmacia del Policlinico Gemelli: “Sì sì, lei fa proprio l’agente, gira per gli ospedali ed è quella che poi fisicamente viene in Policlinico” spiegano riferendosi alla moglie di Sileri. Stessa risposta viene anche dall’Umberto I: “La rappresentante si chiama Giada – è la risposta inequivocabile – ed è una venditrice, un’informatrice, per le maschere laringee parlavo con lei, che era l’agente di zona”.