La corsa agli emendamenti per salvare politici e amministratori dal disastro coronavirus è imbarazzante. La volontà di uno scudo penale è partita venerdì scorso, e a un emendamento del Partito democratico a firma Andrea Marcucci, se n’è aggiunto un altro della Lega a firma Matteo Salvini. E, come se non bastasse, un altro documento si è aggiunto alla lista: sempre del Pd ma, questa volta, a firma Paola Boldrini e Stefano Collina.
C’è una gara, insomma, a blindare le responsabilità politiche e amministrative che, passata la pandemia, potrebbero colpire persino il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. Sembrerebbe che, con la scusa di tutelare i medici italiani che chiedono lo scudo penale contro eventuali denunce e azioni legali, la politica voglia approfittare per tutelare le figure amministrative a cui si vuole cancellare il reato di epidemia colposa.
L’emendamento Marcucci
Come abbiamo raccontato venerdì scorso, l’emendamento Marcucci, su cui c’è stato l’ok del governo e del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, limita la responsabilità ai “casi di dolo e colpa grave” sia per medici e infermieri che per le strutture sanitarie e sociosanitarie. E dunque per il loro management (direttori generali, sanitari e amministrativi) e gli altri dirigenti. Emendamento che era pronto per essere discusso dalla Commissione Bilancio del Senato. Pietra dello scandalo è il terzo comma, ovvero quello che allarga il campo della protezione legale ai politici. Viene previsto, infatti, “per tutti gli eventi avversi che si siano verificati o abbiano trovato causa durante l’emergenza epidemiologica COVID-19 di cui alla delibera del Consiglio dei ministri del 31 gennaio 2020, la punibilità penale è limitata ai soli casi di colpa grave”.
Ma, nel frattempo, sono arrivati due “subemendamenti”, sempre del Pd, a firma dei senatori Paola Boldrini e Stefano Collina, componenti della Commissione Sanità. Il protocollo reca il numero 1000/58. Come specificano da Orwell.live si tratta di un subemendamento all’emendamento 1.100 del governo, che chiede di aggiungere al testo un articolo nuovo composto di quattro commi.
I primi due commi affrontano un argomento, mentre gli ultimi due rappresentano il “colpo di spugna” tanto atteso da Conte.
I primi due commi, nello specifico, riguardano i medici e gli operatori sanitari infettati o deceduti a seguito del Covid-19. Con il primo vengono tutelati i “datori di lavoro pubblici e privati” e con il secondo si stabilisce che tali danni “possono essere imputati a titolo di responsabilità civile soltanto alla struttura sanitaria o socio-sanitaria”. Il terzo comma, invece, va in una direzione completamente opposta e interviene per salvare da qualsiasi colpa “i titolari di organi di indirizzo e di gestione”, limitandone la responsabilità dei “danni a terzi” (ovvero morti, infettati, perdite economiche) “ai soli casi di dolo o colpa grave”.
I commi
“3. È limitata ai soli casi di dolo o colpa grave la responsabilità civile, penale e amministrativo-contabile dei titolari di organi di indirizzo o di gestione che, nel corso dell’emergenza sanitaria in atto, nell’esercizio delle proprie funzioni istituzionali, anche normative od amministrative, abbiano adottato ordinanze, direttive, circolari, raccomandazioni, pareri, atti o provvedimenti comunque denominati, la cui concreta attuazione, da parte delle strutture sanitarie e socio-sanitarie, degli esercenti le professioni sanitarie, degli enti preposti alla gestione dell’emergenza o di altri soggetti pubblici o privati tenuti a darvi esecuzione, abbia cagionato danni a terzi”.
Ad evitare qualsiasi possibile interpretazione si citano esplicitamente “ordinanze, direttive, circolari, raccomandazioni, pareri, atti o provvedimenti comunque denominati”. Atti, dunque, un po’ azzardati del governo Conte. Ritardi dovuti a mancanza di mascherine, tute, guanti e respiratori che rientrerebbero nella “colpa grave” e che il comma 4 prevede a salvare. Come? Specificando la difficoltà di reperire tempestivamente il materiale.
“4. La valutazione della gravità della colpa, nelle ipotesi di cui al comma 3, è operata anche in considerazione della eccezionalità e novità dell’emergenza, dei vincoli di spesa previsti a legislazione vigente in materia di servizio sanitario nazionale e della difficoltà di reperire tempestivamente dispositivi medici e di protezione individuale sul mercato nazionale ed internazionale’”.
Il passo indietro e il ritiro del subemendamento
Dopo la pubblicazione della notizia da parte di alcuni blog (tra cui Zone d’Ombra Tv) e quotidiani indipendenti, gli emendamenti sono stati ritirati. Ad annunciarlo proprio il senatore Marcucci sul suo profilo Facebook.
“Gira una polemica falsa e strumentale su un emendamento a mia prima firma” scrive Marcucci. “Per giudicare, vi chiedo la cortesia di leggere quello che realmente propone il testo.
L’emendamento infatti non fa altro che prevedere che, per i terribili giorni che stiamo vivendo, le strutture sanitarie e sociosanitarie e i medici che in esse lavorano rispondano civilmente per dolo e colpa grave, e penalmente per colpa grave, nei casi di omicidio e lesione colposi.” “Quindi non c’è nessuna assoluzione di massa, non c’è alcuna attinenza con i tanti drammatici fatti di cronaca di questo periodo. Nessuna cancellazione di responsabilità, ma solo l’esigenza di aiutare chi lavora in condizioni emergenziali.”
Fatto sta, comunque, che la capogruppo del Partito Democratico al Senato Paola Boldrini ha deciso di ritirare il sub-emendamento “per evitare equivoci e strumentalizzazioni, in una fase drammatica come quella che sta vivendo il nostro sistema sanitario nazionale, che va tutelato nel suo complesso, tenuto conto dell’eccezionalità dell’emergenza, ritiro il sub-emendamento che ho presentato all’emendamento Marcucci al dl Cura Italia”.
I dubbi sull’emendamento Pd
A nutrire forti dubbi sulla prima versione dell’emendamento di Marcucci non eravamo solo noi, tra i primi a riportare la notizia, ma anche l’avvocato Alessia Gonzati,
Consulente legale Associazione Obiettivo Ippocrate, e il dottor Massimiliano Zaramella, Presidente Obiettivo Ippocrate. L’emendamento A.S. 1766 relativo alle “Disposizioni per la definizione e l’equilibrata limitazione della responsabilità degli operatori del servizio sanitario durante l’emergenza epidemiologica da COVID-19” è stato infatti modificato, e ora ridefinito quale “Disposizioni in materia di responsabilità per eventi dannosi che abbiano trovato causa nella situazione di emergenza da COVID-19” risolvendo alcuni dubbi interpretativi e qualche problematica applicativa.
Circoscrizione delle problematiche
“Viene ora
– scrivono Gonzati e Zaramelle – circoscritto lo scudo della responsabilità agli eventi dannosi che ‘abbiano trovato causa’ nell’emergenza sanitaria determinata dal diffondersi del COVID-19, superando le problematiche connesse alla prima formulazione in cui, invece, la limitazione della responsabilità era vincolata al solo parametro temporale, ovvero era estesa a tutti gli ‘per tutti gli eventi avversi che si siano verificati o abbiano trovato causa durante l’emergenza epidemiologica COVID-19 di cui al DPCM del 31.01.2020’, indipendentemente dalla sussistenza di un nesso di causa con l’emergenza sanitaria.”
E, soprattutto, e qui si viene al nocciolo della questione, il nuovo testo “Rispondendo alle numerose critiche sollevate da più parti” ha eliminato “lo sbilanciamento delle restrizioni di responsabilità a favore delle condotte ‘gestionali-amministrative’ da un lato e tutte le rimanenti condotte, quali l’errore medico, dall’altro.
La prima formulazione
Nella prima formulazione dell’emendamento solo per le condotte gestionali ed amministrative era difatti prevista la responsabilità ‘sussistendo il dolo del funzionario o dell’agente’ con esclusione quindi della responsabilità per colpa grave, lasciando invece per tutti i professionisti sanitari la responsabilità anche per colpa grave. Nel nuovo testo scompare invece la dicotomia tra le singole condotte e, per tutti gli eventi dannosi, viene prevista la sola responsabilità per dolo o colpa grave.”
L’emendamento della Lega
Dunque, sugli emendamenti si sono scatenati un po’ tutti i partiti. Il pressing per introdurre uno scudo penale e civile è arrivato da tutti i partiti di maggioranza e opposizione. Solo che oltre ai medici, agli infermieri e agli operatori sanitari, sono stati aggiunti in questa esenzione di responsabilità anche chi guida le strutture sanitarie. Tra le modifiche presentate anche una della Lega a prima firma del leader leghista Matteo Salvini che però di fronte alla rivolta montante dei medici ha deciso subito di ritirarlo. E le proteste sono arrivate proprio dai medici che hanno puntato il
dito contro il tentativo di introdurre un generalizzato colpo di spugna su tutte le condotte tenute sinora, soprattutto quelle omissive o dolose.
Il governo la “scampa”
La responsabilità politica, oltre a quella amministrativa di Regioni e Governo, è gravissima. Non è passato molto tempo da quando Giuseppe Sala, sindaco di Milano, e Giorgio Gori, sindaco di Bergamo, per citarne alcuni, ammettevano pubblicamente che #milanononsiferma mentre il virus galoppava alla grande. Non vorremmo ricordare, ma lo facciamo, nemmeno l’uscita del segretario del Partito democratico, Nicola Zingaretti, quando si vantava degli aperitivi sui Navigli e “sbeffeggiava” i ricercatori con la sua famosa risatina.Su Conte, invece, la responsabilità, oltre che politica, è anche amministrativa visto il notevole ritardo con cui è partita la macchina della gestione della pandemia. Grazie ai suoi decreti di mezzanotte, arrivati fuori tempo massimo e totalmente inopportuni, il virus ha dilagato. il dilagare del contagio al Sud. Probabilmente nessuna pena sconterà nemmeno il ministro della Salute, Roberto Speranza, che a febbraio diceva che l’Italia era pronta. Peccato, però, che la politica abbia dimenticato, in questi ultimi anni, di aggiornare il Piano Antipandemia.
Lo Stato che dimentica il Piano Antipandemia
E le responsabilità cominciano a venire al pettina. Si scopre, infatti, che le azioni politiche per “regalare” a tutti un’immunità ha, in realtà, un piano ben preciso. Infatti, si scopre anche, che non è stato attuato il vigente Piano Antipandemia, né alla notizia del contagio, per prepararsi a difendere il nostro Paese a cominciare dalle scorte di materiali (DPI per il personale sanitario e ventilatori polmonari) e con l’adozione di specifiche istruzioni operative, né successivamente all’insorgere dei primi focolai, e nemmeno quando il Governo ha dichiarato l’emergenza nazionale. Qualcosa si è mossa il 5 marzo, in notevole ritardo dunque.
Ma nel tempo intercorso tutto il mondo era stato raggiunto dal virus e non vi era più offerta né di DPI, né di ventilatori polmonari Cheb
Il Piano non è stato usato nemmeno come modello di comportamento, sebbene evidenziasse la necessità, non solo umana, ma anche strumentale di proteggere i nostri “soldati” medici ed infermieri, per proteggere la popolazione.E si vorrebbe esentati dalla colpa e anche dalla colpa grave civile, penale ed amministrativo contabile i gestori e gli amministratori delle strutture sanitarie. “L’aver disatteso il piano pandemico ed oggi chiedere l’esenzione per non aver messo a disposizione DPI, ventilatori meccanici, ecc., è, evidentemente tutto un unico disegno sul quale non si può e non si deve tacere, già adesso nel pieno di una crisi che non ha solo cause naturali, il virus, ma anche omissioni gravissime che non possono essere coperte” scrive il senatore De Falco.di Antonio Del Furbo
antonio.delfurbo@zonedombratv.it