Si tratta di un’operazione sulla ‘ndrangheta complessa e articolata che ha portato agli arresti per mafia ben 334 persone. In manette avvocati, politici e professionisti oltre ad esponenti di primo piano della cosca Mancuso di Limbadi.
Le misure cautelari, eseguite in Italia e all’estero, sono state disposte dal gip su richiesta del procuratore Nicola Gratteri.
Oltre 3mila carabinieri hanno operato in Calabria, Lombardia, Piemonte, Veneto, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Sicilia, Puglia, Campania e Basilicata. Per la “eccezionale gravità” delle contestazioni in 3 casi è stato disposto il carcere anche per gli ultra 70enni.
L’operazione “Rinascita-Scott”
Complessivamente sono 416 gli indagati. Tra gli arrestati anche soggetti ritenuti esponenti della zona grigia come l’avvocato Giancarlo Pittelli, ex parlamentare di Forza Italia. Le accuse per Pittelli sono di associazione mafiosa: sarebbe lui l’uomo “cerniera” tra imprese, politica e cosche. In carcere anche è finito anche il sindaco di Pizzo e presidente dell’Anci Calabria, Gianluca Callipo. Divieto di dimora per l’ex parlamentare Nicola Adamo, marito della deputata del Partito democratico Enza Bruno Bossio. Adamo è accusato di traffico di influenze.
Ai domiciliari l’ex consigliere regionale del Pd Pietro Giamborino e il segretario del Psi calabrese Luigi Incarnato. Tra gli arrestati c’è anche l’ex comandante del reparto operativo dei carabinieri di Catanzaro Giorgio Naselli, fino a ottobre comandante provinciale a Teramo. Alcuni degli indagati sono stati localizzati e arrestati in Germania, Svizzera e Bulgaria in collaborazione con le locali forze di Polizia e in esecuzione di un mandato di arresto europeo emesso dall’autorità giudiziaria di Catanzaro. Le accuse sono di associazione mafiosa, omicidio, estorsione, usura, fittizia intestazione di beni, riciclaggio ed altri numerosi reati aggravati dalle modalità mafiose.
Le accuse
Per gli investigatori Pittelli “avrebbe messo sistematicamente a disposizione dei criminali il proprio rilevante patrimonio di conoscenze e di rapporti privilegiati con esponenti di primo piano a livello politico-istituzionale, del mondo imprenditoriale e delle professioni, anche per acquisire informazioni coperte dal segreto d’ufficio e per garantirne lo sviluppo nel settore imprenditoriale”. Le indagini avrebbero messo in risalto anche rapporti diretti tra Pittelli, iscritto al Grande Oriente d’Italia, e Luigi Mancuso, uno dei boss dell’omonima cosca.
Giamborino è, invece, ritenuto “formalmente affiliato alla locale di Piscopio”. Per l’accusa avrebbe intessuto legami con alcuni dei più importanti appartenenti alla ‘ndrangheta vibonese al fine di garantirsi voti e appoggi necessari alla sua ascesa politica, divenendo, di fatto, “uno stabile collegamento dell’associazione con la politica calabrese, funzionale alla concessione illecita di appalti pubblici e di posti di lavoro per affiliati o soggetti comunque contigui alla consorteria”.
Il sindaco Callipo grazie al suo ruolo politico ed amministrativo, avrebbe tenuto condotte amministrative illecite e favorevoli alle cosche, garantendo ad alcuni indagati benefici nella gestione di attività imprenditoriali.
Altri arrestati sono Filippo Nesci, comandante della Polizia municipale di Vibo Valentia, ritenuto responsabile di episodi di corruzione in favore di esponenti dell’associazione, ed Enrico Caria, all’epoca dei fatti comandante della Polizia locale di Pizzo che, in concorso con Callipo, avrebbe agito nell’interesse dei Mazzotta, egemoni sul territorio, adottando condotte perlopiù omissive.
Disarticolazione della ‘ndrangheta
Per gli inquirenti l’inchiesta ha consentito di individuare e disarticolare gli assetti della ‘ndrangheta vibonese in tutto il territorio nazionale e all’estero facendo emergere cointeressenze con personaggi del mondo politico e dell’imprenditoria. Le indagini hanno documentato summit di ‘ndrangheta finalizzati al conferimento di promozioni e di incarichi ad affiliati di rilievo.
“È la più grande operazione dopo il maxi processo di Palermo”
A dirlo il procuratore distrettuale di Catanzaro Nicola Gratteri. All’operazione hanno preso parte 2500 carabinieri del Ros e dei comandi provinciali, supportati da unità del Gis, del Reggimento paracadutisti, degli squadroni eliportati Cacciatori di Calabria. Sequestrati inoltre beni per 15 milioni di euro.
L’imponente operazione è il frutto di indagini durate anni.