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41 bis a rischio: attesa per il verdetto della decisione della Corte europea

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La Corte europea dei diritti dell’uomo si occuperà, ancora una volta, della giustizia italiana. E, infatti, i giudici dovranno esprimersi sull’ergastolo ostativo spezzando, così, un sistema che ha caratterizzato la storia di mafia, antimafia ed anti terrorismo negli ultimi ventisette anni.

L’ergastolo ostativo è un istituto con il quale si prevede che, per chi è condannato al carcere a vita per reati di mafia e terrorismo e non collabora con la giustizia, non possano esserci benefici penitenziari, quali la libertà condizionale. Una misura che il 13 giugno scorso, con una sentenza adottata a maggioranza, è stata contestata dalla Corte europea di Strasburgo perché violerebbe l’articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo che vieta “trattamenti inumani e degradanti”. Il pronunciamento della Corte è stato determinato sulla base della vicenda di Marcello Viola, un ergastolano condannato per associazione a delinquere di stampo mafioso, sequestro di persona, omicidio e possesso illegale di armi. I giudici della Corte europea avevano sollecitato, con la loro pronuncia, una riforma dell’ergastolo ostativo.

Il caso Viola

Il ricorso fu presentato all’epoca da un boss mafioso, Marcello Viola (capo di una ‘ndrina calabrese di Taurianuova, condannato a quattro ergastoli per omicidi plurimi, occultamento di cadavere, sequestro di persona e detenzione di armi). I giudici diedero torto allo Stato Italiano. Nella sentenza fu censurato come “trattamento inumano e degradante” l’istituto giuridico del cosiddetto “ergastolo ostativo”, destinato a coincidere, nella sua durata, con l’intera vita del condannato.

La Consulta

L’ergastolo ostativo è stato al centro, per anni, del dibattito pubblico e giuridico perché, secondo diversi addetti ai lavori, contesterebbe col principio della rieducazione della pena. Negli anni la Consulta si è più volte pronunciata sul tema ribadendone invece la costituzionalità ma aprendo la strada a un suo ‘ammorbidimento’. I condannati, infatti, devono dimostrare di essersi incamminati sulla strada della riabilitazione. Adesso, però, la  Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali (Cedu) rischia di far saltare il banco e per questo il Governo italiano ha presentato ricorso alla Grande Camera ricordando che il fenomeno mafioso sia la principale minaccia alla sicurezza non solo italiana, ma europea e internazionale.

Altri ricorsi depositati

Intanto i primi effetti della sentenza di giugno si sono già avuti con altri 12 condannati che hanno già depositato il loro ricorso, simile a quello di Viola, davanti alla Corte europea. Ed altri 250 ergastolani hanno presentato ricorso al Comitato delle Nazioni Unite. Di riflesso si dovrà intervenire anche sul 41 bis, che già in passato è stato sottoposto a critiche pesanti dalla Corte di Strasburgo.

 

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