Sotto attacco questa volta è il pubblico ministero della Dda di Reggio Calabria, Giuseppe Lombardo, impegnato nelle indagini sulla latitanza dell’ex deputato di Forza Italia, Amedeo Matacena.
La voce che ha intimato l’alt al pm lo ha fatto al telefono per mezzo della Guardia di finanza:”Dite a Peppe Lombardo che se non la smette lo ammazziamo. Diteglielo che lo facciamo saltare per aria sul serio, i 200 chili di esplosivo sono sempre pronti”.
Lombardo sta ricostruendo le varie tappe della latitanza di Matacena, già condannato per concorso esterno in associazione mafiosa e che attualmente si trova in stato di fermo a Dubai. Nel 2001 il Tribunale di Reggio Calabria lo aveva condannato a 5 anni e 4 mesi e, dopo due assoluzioni della Corte di Assise d’Appello, la Cassazione lo ha condannato per il “patto intercorso tra Matacena e la ‘ndrina Rosmini di Reggio Calabria, patto che se caratterizzato da serietà e concretezza era in grado di accrescere il potere della cosca reggina”.
Una condanna a 5 anni di reclusione arrivata nel 2012 con l’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Pena scontata di due anni dopo che Matacena ha presentato ricorso straordinario in Cassazione ai sensi dell’art. 625 ed alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.
Per un altro processo, denominato ‘Mozart’, Matacena è stato condannato in primo grado a 4 anni perché avrebbe promesso 200mila euro all’ex presidente dela sezione di Reggio Calabria del Tribunale amministrativo regionale Luigi Passanisi, al fine di fargli vincere un ricorso davanti al Tar ottenendo così le autorizzazioni per gli scivoli agli imbarchi del porto di Reggio Calabria.
Le minacce telefoniche a Lombardo arrivano da un persona ben informata sui suoi spostamenti. L’uomo ha fornito precisi riferimenti sui punti della città in cui passa il pm per tornare a casa. Un ennesimo avvertimento l’anno scorso con un pacco con 50 grammi di esplosivo recapitatogli con un biglietto che lo intimava a fermarsi. Nemico numero uno del clan Labate, ‘ndrina di Reggio Calabria, alleata con i Tegano, che in molte intercettazioni hanno ribadito la volontà di volerlo eliminare. Lombardo ha però continuato scoprendo sporchi intrecci in quell’impronunciabile zona d’ombra che è il terzo livello dello Stato, in cui convivono massoneria, politica e lobby filo mafiose.
Secondo quanto riferisce un’informativa della Dia dietro molti degli appalti pubblici, tra cui la pista dell’aeroporto, Palazzetto dello Sport, la palestra della caserma dei vigili del fuoco e la Questura di Reggio Calabria, sarebbero stati realizzati dalla Cogem, gruppo facente capo alla A&A, società controllata da Matacena e dalla moglie.
ZdO